Il Protocollo VAR: quando può intervenire e quando no

Il Video Assistant Referee (VAR) rappresenta senza dubbio una delle innovazioni più significative nel mondo del calcio degli ultimi decenni, introdotto per ridurre gli errori arbitrali e garantire maggiore equità nelle partite.
Il suo utilizzo è però regolato da un protocollo rigoroso che ne delimita ambiti di intervento e modalità operative. Il principio di base è che l'autorità massima che decide deve rimanere sempre e solamente l'arbitro in campo, il quale può avvalersi del VAR così come si può avvalere dei collaboratori in campo (guardalinee e quarto uomo) per avere ulteriori elementi di giudizio.
Principi Fondamentali del Protocollo VAR
Il sistema VAR è strutturato per intervenire esclusivamente in situazioni di "chiaro ed evidente errore" commesso dall'arbitro in campo o in caso di "grave episodio non visto" durante l'azione. Questo principio, ribadito nel protocollo ufficiale dell'International Football Association Board (IFAB), mira a preservare l'autorità del direttore di gara, il quale mantiene la facoltà finale di approvare o respingere le raccomandazioni provenienti dalla sala VAR. L'obiettivo non è sostituire l'arbitro, bensì correggere decisioni palesemente sbagliate che potrebbero alterare l'esito di una gara.
Ecco quindi che dalla sala VAR possono richiamare l'attenzione dell'arbitro su un episodio che possa essergli sfuggito, ma mai prendere decisioni al posto suo, tranne alcune eccezioni, le cosiddette Overrule.
Queste eccezioni riguardano alcuni ambiti in cui non c'è alcuno spazio decisionale ma si tratta di valutare oggettivamente alcune immagini, vale a dire nel caso se una palla ha oltrepassato o meno la linea laterale o di fondo (o anche la linea di porta, nel caso non sia in funzione la Goal Line Technology) oppure se un giocatore sia in posizione di fuorigioco o meno (ma nel caso di fuorigioco passivo deve essere l'arbitro a valutare se e quanto la posizione influisca nello svolgimento dell'azione).
Altra eccezione è il tocco di mano nell'immediatezza di un gol, ovvero qualsiasi tocco di mano di un giocatore nei momenti precedenti in cui egli stesso segni una rete. In questo caso, per regolamento, non c'è spazio per alcun margine di interpretazione e la rete viene sempre annullata.
Le Quattro Macroaree di Intervento
Il VAR può attivarsi solo in quattro specifiche circostanze:
- Gol segnati o annullati
- Assegnazione o mancata assegnazione di un calcio di rigore
- Espulsioni dirette (non derivanti da seconda ammonizione)
- Scambi di identità tra calciatori sanzionati erroneamente
Ad esempio, nel caso di un gol, la tecnologia interviene per verificare irregolarità precedenti la rete, come fuorigioco, falli non rilevati o uscite del pallone dal campo. Analogamente, per i rigori, il controllo si concentra su contatti in area di rigore non valutati correttamente dall'arbitro o su eventuali mani non punite.
Il controllo è limitato alla fase di attacco immediatamente precedente al caso in esame, la cosiddetta Attacking Possession Phase o APP.
Se durante un'azione d'attacco si verifica un'irregolarità non colta dall'arbitro in campo ma la palla torna alla squadra difendente, il VAR non potrà più intervenire anche se poi la squadra attaccante torna in possesso palla, dal momento che la APP precedente viene considerata chiusa e se ne è aperta una nuova.
Procedura Operativa: I Cinque Passaggi del Processo VAR
L'intervento del VAR segue una sequenza standardizzata in cinque fasi, delineata per garantire trasparenza e rapidità:
- Decisione iniziale dell'arbitro: il direttore di gara valuta l'episodio e comunica la propria interpretazione ai giocatori. Negli ultimi tempi è prassi comune che indichi ad alta voce, in maniera da comunicare anche in sala VAR, il principio su cui ha preso una determinata decisione.
- Silent check: la sala VAR analizza le immagini senza interrompere il gioco, a meno di evidenti anomalie. Nel caso vedano possibili irregolarità e abbiano bisogno di più tempo per trovare le immagini adatte, chiedono all'arbitro di fermare momentaneamente il gioco.
- Comunicazione con l'arbitro: tramite collegamento audio, il VAR segnala eventuali discrepanze tra la decisione presa e le evidenze video.
- On-field review: l'arbitro effettua una revisione al monitor di bordo campo, soprattutto in casi soggettivi come l'intensità di un fallo.
- Decisione finale: spetta esclusivamente all'arbitro confermare o modificare la sanzione originaria.
Questa procedura sottolinea il bilanciamento tra tecnologia e giudizio umano: sebbene il VAR fornisca dati oggettivi, l'interpretazione degli stessi resta affidata all'arbitro, il quale può respingere le indicazioni della sala tecnica.
Limitazioni Tecniche e Soggettività
Non tutti gli errori sono correggibili attraverso il VAR. Ad esempio, le decisioni basate su giudizi di intensità (come la gravità di un contrasto) rimangono di competenza esclusiva dell'arbitro, a meno che non vi sia un evidente disallineamento tra l'episodio e la sanzione comminata. Inoltre, il protocollo esclude esplicitamente l'utilizzo del VAR per riesaminare ammonizioni o decisioni continuative (come i falli generici non legati a gol o rigori), questo per evitare che la partita venga interrotta troppe volte e troppo a lungo.
Questo è stato oggetto di alcune polemiche perché è prassi comune ormai che anche in caso di fuorigioco abbastanza evidente arbitri e guardalinee facciano proseguire il gioco per evitare di interrompere erroneamente un'azione potenzialmente pericolosa, dato che in caso di gol la revisione dell'APP al VAR, di prassi, andrebbe comunque a segnalare il fuorigioco. In caso di però un fallo che porti ad una seconda ammonizione e ad una conseguente espulsione il VAR non ha il potere di segnalare l'eventuale fuorigioco preesistente e di correggere quello che a tutti gli effetti diventa un errore grave.
Il difficile equilibrio tra decisione del campo e VAR
Da un punto di vista "psicologico", il bilanciamento decisionale tra arbitro e VAR non è sempre facile. Il VAR ha la facoltà di richiamare l'arbitro ad esaminare episodi che possono essergli sfuggiti ma anche che reputa valutati in maniera non adeguata.
La ripresa video però talvolta può evidenziare a dismisura alcuni eventi che dal vivo hanno un impatto minore, in particolare certi contatti di gioco su cui la valutazione dell'intensità è sempre essenziale.
Quando un arbitro però viene richiamato al monitor, difficilmente fa valere la propria sensazione iniziale anche se corretta, dal momento che già il fatto di essere richiamato gli fa salire un dubbio sulla sua decisione, e anche perché seguire le indicazioni del VAR può, anche inconsciamente, sollevarlo dalla responsabilità della decisione.
Il Futuro del VAR: Tra Tecnologia e Etica Arbitrale
Il dibattito sul VAR si concentra ora sul miglioramento dei protocolli operativi. Tra le proposte avanzate dagli esperti figurano:
- Formazione specifica per gli operatori VAR, per uniformare l'interpretazione degli episodi;
- Trasparenza nelle comunicazioni audio, con la diffusione pubblica dei dialoghi tra arbitro e sala tecnica (si parla di farlo anche in tempo reale allo stadio);
- Limitazione delle revisioni soggettive, riservando il VAR a errori inequivocabili.
Tuttavia, qualsiasi evoluzione deve preservare il ruolo centrale dell'arbitro, evitando di trasformare il calcio in una sequenza di interruzioni video.
Il protocollo VAR rappresenta un compromesso tra innovazione tecnologica e tradizione arbitrale, con pregi e limiti intrinseci. Se da un lato ha ridotto errori macroscopici, dall'altro ha portato in primo piano nuove forme di controversia legate alla soggettività delle interpretazioni. Non si tratta una novità ma in passato le interpretazioni soggettive erano legate alla sfera decisionale di una sola persona, mentre adesso si rischia sempre di avere giudizi che non seguono sempre la stessa linea.
L'efficacia del sistema dipenderà dalla capacità di affinare i criteri di intervento, garantendo coerenza e rispetto per lo spirito del gioco. Come dimostrano i recenti casi in Serie A, la sfida non è eliminare l'errore umano, ma renderlo eccezione anziché regola.