La storia delle italiane nelle finali di Champions e Coppa Campioni

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Sono sei le squadre italiane che sono state capaci di arrivare in finale di Coppa Campioni o Champions League, ma solo tre di loro hanno vinto poi il trofeo: sette volte il Milan, tre l'Inter e due la Juventus.

A un passo dal trofeo invece si sono fermate Fiorentina, Roma e Sampdoria.

Ripercorriamo comunque le storie dei club che hanno reso grande il calcio nostrano nella massima competizione europea, dove siamo andati fortissimo fin proprio dagli albori.

SQUADRA N°FINALI VITTORIE
Milan 11 7
Juventus 9 2
Inter 5 3
Roma 1 0
Sampdoria 1 0
Fiorentina 1 0

Un decennio d'oro

Nonostante in Europa la Fiorentina non abbia mai fatto moltissima strada nelle varie competizioni a cui ha partecipato, sono stati i viola la prima squadra italiana a raggiungere la finale di Coppa Campioni e già alla seconda edizione, scontrandosi purtroppo per i toscani con la bestia nera di tutto il vecchio continente: il Real Madrid.

Cinque volte i blancos vincono il trofeo nelle prime cinque edizioni e nel 1957 tocca alla Fiorentina allenata dal mitico "Fuffo" Bernardini cedere all'ultimo atto, giocatosi peraltro in casa degli spagnoli, nello stadio che all'epoca si chiamava ancora Chamartìn e non Bernabeu.

Finale discussa con rigore molto dubbio concesso al Real a venti minuti dalla fine per fallo di Magnini su Mateos probabilmente fuori area: vantaggio di Di Stefano dal dischetto e raddoppio di Gento. Quel Real comunque non avrebbe avuto bisogno di aiutini arbitrali vista la quantità di talento a disposizione, incluso Kopa, fenomenale attaccante francese figlio di un minatore.

L'anno successivo, nel 1958, altra finale contro un'italiana e nuova vittoria per i madrileni.

Allo stadio Heysel di Bruxelles cade il Milan, stavolta ai supplementari. Due volte in vantaggio i rossoneri con Schiaffino e Grillo, due volte raggiunti nei tempi regolamentari da Di Stefano e Rial, poi al minuto 107, all'inizio del secondo extratime, di nuovo Gento come l'anno precedente.

Milan che si rifarà nel 1963, nella prima edizione della Coppa Campioni vinta da un'italiana. Stadio Wembley di Londra, avversario il Benfica di Eusebio bicampione in carica che va in vantaggio nel primo tempo col gol del suo campione, ma nella ripresa ecco la doppietta di José Altafini per il 2-1 definitivo.

Una partita, quella, passata alla storia anche dal punto di vista della narrazione sportiva: a causa di problemi tecnici a un certo punto il collegamento con Londra salta e Nicolò Carosio, storica voce radiofonica della Rai, viene sostituito in emergenza da Beppe Viola, dallo studio di Milano. Viola, che negli anni gli appassionati conosceranno per il suo stile scanzonato, commenta in maniera asciutta e quasi composta pur essendo milanista fino al midollo.

È comunque l'inizio di un triennio d'oro per le italiane in Coppa Campioni, visto che sia nel 1964 che nel 1965 ci pensa l'Inter a diventare "Grande", con quella formazione che ancora oggi i tifosi nerazzurri di tutte le età conoscono a memoria: Sarti-Burgnich-Facchetti, e così via fino a Suarez, Mazzola e Corso.

Nel 1964 cade nientemeno che il Real Madrid, 3-1 al Prater di Vienna, con a fine partita il celebre episodio della maglietta scambiata dal giovane Sandro Mazzola con Ferenc Puskas, eccezionale campione ungherese ma già in là con gli anni: "Ho giocato con tuo padre Valentino, sei degno di lui", gli sorride il fuoriclasse magiaro, ricordando quando agli albori della sua carriera se l'era vista con il Grande Torino prima della tragedia di Superga.

Un anno dopo nella finale di San Siro contro il Benfica, sotto una pioggia battente, l'Inter vince 1-0 grazie a un gol di Jair che in realtà è una clamorosa papera del portiere Costa Pereira, che si fa sfuggire il pallone intriso d'acqua calciato rasoterra dal brasiliano.

Dopo dieci edizioni della Coppa Campioni ben tre sono finite nelle bacheche di club italiani. Fino al 1985, invece, se ne vedranno solamente altre due.

Dal Milan al Milan, in mezzo l'Heysel

Che il vento stia cambiando ce ne si accorge già nel 1967, quando l'Inter perde in rimonta da favorita contro il Celtic Glasgow, un 2-1 che probabilmente decreta la fine del ciclo con Herrera in panchina.

Il calcio italiano poi ha anche la "sfortuna" di trovarsi di fronte alla rivoluzione portata dall'Olanda dal "profeta del gol" Johann Crujiff, che col suo Ajax fa incetta di titoli.

In realtà il primo impatto per i Lancieri è negativo, perché nel 1969 vengono presi a pallate dal buon vecchio Milan di Nereo Rocco, ispirato da Gianni Rivera e con Pierino Prati che diventa il primo e tutt'ora unico giocatore capace di segnare una tripletta in finale.

Da lì in avanti per le italiane un buio lungo 16 anni con in mezzo due finali amare e perse, sempre contro l'Ajax, nel 1972 e nel 1973. Nel primo caso è l'Inter a venire stesa 2-0, mentre nel secondo cade la Juventus, alla sua prima finale di Coppa Campioni di una lunga serie non sempre fortunata.

Passano dieci anni prima di rivedere un'italiana a giocarsi il trofeo ed è di nuovo la Signora, beffata ad Atene dall'Amburgo, che passa in vantaggio dopo pochi minuti con Magath, che sorprende Zoff dalla distanza.

Una delle partite più maledette nella storia bianconera, ma nulla come incubo in confronto a ciò che succede nel 1984, quando all'Olimpico di Roma la squadra di casa, quella giallorossa, ha un'opportunità irripetibile: conquistare la Coppa Campioni davanti al proprio pubblico. Certo, di fronte c'è una grande, il Liverpool, che trascina la partita ai calci di rigore, dove prevale anche grazie alle provocazioni del portiere Grobbelaar, che finge di essere ubriaco e distrae i giocatori romanisti.

Liverpool che il 30 maggio del 1985 se la vede in finale contro la Juventus allo stadio Heysel di Bruxelles, ma non c'è nulla da festeggiare nel momento in cui, prima della gara, un gruppo di hooligans inglesi invade un settore pieno di tifosi bianconeri e nella calca in 39 muoiono. La sfida poi si svolge lo stesso per motivi di ordine pubblico e vince la Juventus con un rigore di Platini.

Le squadre inglesi comunque dopo la tragedia dell'Heysel vengono squalificate per cinque anni dalle coppe europee, un periodo in cui il Milan torna alla ribalta vincendo nel 1989 e nel 1990 due edizioni consecutive. È l'era di Arrigo Sacchi in panchina e degli olandesi in campo, Van Basten-Gullit-Rijkaard, del 4-4-2 e del pressing feroce a cui le rivali non sanno porre rimedio. Cade nettamente nel 1989 lo Steaua Bucarest, 4-0, e poi l'anno dopo il Benfica, in una replica del 1963, 1-0.

La delusione della Samp, il Triplete dell'Inter

Ora è l'Italia la superpotenza del calcio europeo, grazie al Milan ma non solo. L'ultima edizione con la Coppa Campioni chiamata così, prima di diventare Champions League, è quella 1991-92 e che ha un'italiana in finale, una squadra decisamente alternativa rispetto ai soliti nomi ma che è arrivata fin lì con merito: è la Sampdoria di Vialli e Mancini con Boskov in panchina, che a Wembley perde ai supplementari contro il Barcellona a causa di una rete di Koeman su punizione.

Il Milan torna protagonista dal 1993 al 1995, vincendo però una volta sola su tre finali raggiunte. Inizia il triennio perdendo 1-0 contro l'Olympique Marsiglia nell'ultima partita di Van Basten, falcidiato dagli infortuni alle caviglie e lo conclude con un'altra sconfitta 1-0 ma contro l'Ajax.

In mezzo un altro roboante 4-0, una vittoria sensazionale contro il Barcellona, con doppietta di Massaro e reti di Savicevic (meravigliosa con un pallonetto da posizione defilata) e timbro finale di Desailly. In panchina non c'è più Sacchi, nel frattempo andato in Nazionale, ma Fabio Capello.

Tra il 1996 e il 1998 tocca alla Juventus arrivare in finale per tre edizioni consecutive; anche qua, una vittoria e due sconfitte. Inizia trionfando ai rigori contro l'Ajax all'Olimpico di Roma, poi cade 3-1 a sorpresa contro il Borussia Dortmund e infine 1-0 contro il Real Madrid.

Milan e Juventus si sfideranno tra di loro nel 2003 nella prima e unica finale tutta italiana, all'Old Trafford di Manchester: 0-0 dopo i tempi regolamentari, si va ai rigori e prevalgono i rossoneri 3-2, con Ancelotti che entra nel ristrettissimo club di vincitori della Champions League sia da giocatore che da allenatore.

Due anni dopo invece il Milan "si suicida" contro il Liverpool, gettando un vantaggio di tre gol e facendosi sconfiggere ai calci di rigore a Istanbul. Nel 2007 ecco però servita la clamorosa rivincita sui Reds, stavolta con i rossoneri capaci di vincere 2-1 grazie a una doppietta di Pippo Inzaghi. Settima Coppa Campioni/Champions League per il Diavolo, la squadra italiana più titolata in Europa.

L'unica squadra italiana in compenso capace di completare il "Triplete", e cioè di vincere Champions League, campionato e Coppa Italia nella stessa stagione è l'Inter, che nel 2010 riesce nel capolavoro quando il 22 maggio batte 2-0 il Bayern Monaco al Santiago Bernabeu di Madrid grazie a una doppietta dell'argentino Diego Milito, in assoluto stato di grazia.

In altre due occasioni un'italiana arriverà in finale, ma perderà in entrambi i casi: sarà la Juventus, ko nel 2015 contro il Barcellona (3-1) e nel 2017 contro il Real Madrid (4-1).

Quest'anno per la ventinovesima volta una squadra di casa nostra sarà lì a giocarsi il massimo trofeo continentale: solo la Spagna ha fatto meglio di noi.