Gli italiani in NBA: quali sono e le loro storie nel campionato più bello del basket

Lo sport professionistico statunitense è sempre stato un punto di riferimento per quelle discipline che in Italia si sono evolute in maniera un pochino più lenta che dalle nostre parti.
Questo è capitato soprattutto nella pallacanestro, dove la NBA ha fatto scuola, e lo fa ancora oggi, grazie ad un percorso che ha preferito seguire innanzitutto lo spettacolo da offrire ai fruitori e agli appassionati che guardano le partite nei palazzetti e, soprattutto, da casa.
Il tutto badando sempre meno alle difese e privilegiando la parte offensiva del gioco, al motto "le difese fanno vincere le partite, gli attacchi servono a vendere i biglietti".
Ma il fatto che gli USA siano avanti sotto il punto di vista della gestione professionale degli sport, non significa che i giocatori europei siano tagliati completamente fuori dalla possibilità di far parte della NBA.
Ecco una carrellata dei giocatori italiani che sono riusciti a far parte del basket più seguito al mondo.
I giocatori con doppio passaporto, il primo fu D'Antoni
Mike D'Antoni
Fu Mike d'Antoni a dare il via alla processione dei giocatori italiani, o comunque con il doppio passaporto, che hanno colorato di tricolore i parquet di oltreoceano.
Prima giocatore e poi allenatore, D'Antoni legò il suo nome a doppio filo con le "Scarpette Rosse", la gloriosa Olimpia Milano, con la quale il nativo della Virginia conquistò ben cinque scudetti italiani e due Coppe Italia, oltre che la Coppa Korac del 1993 da allenatore. Da aggiungere le due prestigiose Coppe dei Campioni del 1987 e del 1988. D'Antoni fu scelto nel draft NBA del 1973 dai Kansas City Kings, per poi fare le sue apparizioni agli Spirits di St. Louis e agli Spurs dove giocò solo due partite, prima di trasferirsi in Italia definitivamente e giocare 14 stagioni all'Olimpia.
Alex Acker e Travis Diener
Dagli anni di Mike D'Antoni fino al nuovo millennio, nessun altro giocatore con la doppia cittadinanza italo-americana giocò in NBA, fino a quando Alex Acker, dopo aver fatto la sua fugace apparizione con i Detroit Pistons, cominciò il suo peregrinare tra Europa e Nuovo Continente, giocando, tra le altre squadre, con Olympiacos e Barcellona. In Italia ha giocato con l'Olimpia, a Cantù e ad Avellino.
Nello stesso periodo, 2005/2010 Travis Diener giocò in NBA con squadre come Orlando, Indiana e Portland, per poi diventare un punto di riferimento per la tifoseria di Sassari, dove giocò ben 5 stagioni e, prima del suo ritiro, con la Vanoli Cremona. Giocò anche con la nostra nazionale 20 partite.
Ryan Arcidiacono, Nico Mannion e Paolo Banchero
Arrivando ai nostri giorni la scelta è piuttosto ampia e i tre giovani di cui vi diamo conto in questo paragrafo, sono stati e lo sono ancora, oggetto delle attenzioni dei tifosi italiani, pur non essendo italiani al 100%.
In ordine cronologico è stato Ryan Arcidiacono ad essere accostato per primo alla nostra nazione, in virtù delle sue origini siciliane. Proprio il papà lo instradò alla pallacanestro costruendo un rudimentale canestro in sala da pranzo, oggetto del desiderio del piccolo Ryan, che dopo il college non fu scelto da nessuna franchigia NBA, ma iniziò la sua carriera da professionista con gli Spurs, dove giocò la stagione 2016/2017, chiudendo con 47 partite giocate, se non con un minutaggio altissimo. È oggi in forza ai Knicks.
Nico Mannion è anch'esso in attività e sta giocando con la Virtus Bologna, dopo aver appreso il mestiere da uno dei giocatori più forti della storia, Steph Curry degli Warriors, dove Mannion ha giocato una stagione dove si è fatto le ossa, prima di trasferirsi a Bologna nel 2021. Fu scelto alla 48 del draft 2020 proprio da Golden State e, dopo aver disputato le giovanili con le nazionali americane, fu tagliato poco prima dei FIBA Americas Under-16 e decise di giocare con la nostra nazionale all'età di 17 anni, quarto giocatore più giovane a esordire con i colori azzurri.
Di Paolo Banchero si è già detto praticamente tutto e, anche se con l'Italia ha avuto solo contatti di carattere "politico", ricercato da Petrucci e Pozzecco in tutti i modi e tutte le maniere, aspettiamo tutti con attenzione la sua decisione di giocare per il nostro Paese, oppure con gli Stati Uniti. Ha iniziato la sua stagione da rookie alla grandissima con gli Orlando Magic ed è il favorito per il titolo di Rookie Of The Year 2022/2023.
Gli italiani purosangue
Vincenzo Esposito
Per trovare il primo dei nostri giocatori completamente italiani a bussare alle porte della NBA, è necessario tornare allo scorso millennio, quando, nel 1995, Vincenzino Esposito fu contattato dai Toronto Raptors e immediatamente firmato dalla squadra canadese, dove giocò una sola stagione, per poi tornare immediatamente in Italia, a Pesaro, per poi non uscire più dai nostri confini. Vanta il record come primo autore di punti in NBA da parte di un giocatore italiano senza doppio passaporto, grazie al tiro libero realizzato al suo esordio ufficiale il 15 novembre 1995 contro i Rockets.
Stefano Rusconi
Il record di Esposito arrivò nonostante il precedente esordio di Stefano Rusconi, che entrò in NBA con modalità simili al suo collega, senza passare dal draft, firmato da Phoenix sempre nel 1995, dove ebbe poco successo: 7 partite con 8 punti. La sua sfortuna fu di giocare in un ruolo, quello di centro, per il quale serviva più stazza, non certo i suoi 208 centimetri, problema al quale si aggiunse la nostalgia dell'Italia che non gli permise di ambientarsi completamente negli Stati Uniti.
Andrea Bargnani
Il primo dei giocatori italiani a far parte della National Basketball Association passando per il draft, fu Andrea Bargnani, la cui scelta fece tantissimo scalpore, preso alla 1 assoluta che quell'anno era appannaggio dei Toronto Raptors. Giocò 10 anni in NBA, 7 dei quali con la squadra che lo scelse e tre tra New York e Brooklyn. In particolare fu difficile il suo rapporto con l'ambiente dei Knicks, spesso accusato di scarso impegno. Chiuse la sua carriera in Spagna al Baskonia. Con i Raptors giocò 433 partite nel ruolo di centro, realizzando 6.581 punti e fu il primo italiano ad essere scelto al primo giro e il primo europeo ad essere pescato alla uno.
Marco Belinelli
Torniamo ai giorni nostri e ai giocatori ancora in attività, scomodando Marco Belinelli, giocatore classe 1986, che dopo la parte iniziale della carriera passata a Bologna tra Virtus e Fortitudo, venne chiamato e scelto dai Golden State Warriors nel giugno del 2007 alla numero 18 durante il primo giro, per poi esordire contro gli Utah Jazz il 30 ottobre successivo. Il primo anno fu difficile per la guardia di San Giovanni in Persiceto, tanto che per lui fu basso il minutaggio e alto il rischio di finire in G-League. Meglio la stagione successiva, anche se da quel momento cominciò un lunghissimo pellegrinaggio tra qualcosa come 10 squadre di NBA, tra cui San Antonio, dove giocò in due occasioni, nel 2013 e nel 2018, entrambe per due stagioni, prima di chiudere in NBA e tornare in Italia alla Virtus di Bologna dove gioca attualmente. Ha vinto il titolo NBA nel 2014 e la gara di tiro da tre punti sempre nello stesso anno.
Danilo Gallinari
È uno dei quattro giocatori ancora in attività che giocano in NBA, anche se il passaggio di Danilo Gallinari ai Boston Celtics non è stato certo fortunato, visto che la sua prima stagione con i verdi volerà via senza nessuna partita giocata, a causa di un devastante infortunio al crociato del ginocchio sinistro. Ma la storia NBA del "Gallo", è stata senz'altro positiva. Scelto alla sesta assoluta dai New York Knicks dell'allora allenatore Mike D'Antoni, non fu accolto benissimo al Madison Square Garden, ma questa non è una novità per il pubblico newyorkese. Eppure Gallinari riuscì a trovare il suo spazio e giocò nella Grande Mela 157 partite per 2.155 punti. Non ha mai vinto titoli di squadra nella sua carriera, unico cruccio di un percorso fantastico. Ha giocato con Denver, Clippers, OKC e Atlanta, prima di passare nella scorsa stagione ai Celtics.
Luigi Datome
Oggi tra i pilastri dell'Olimpia Milano nel campionato di LBA e in Eurolega, l'Ala piccola di Montebelluna è arrivata in NBA piuttosto in ritardo, nel 2013 all'età di 26 anni, dopo le esperienze in Italia con Siena, Scafati e Roma. Ha giocato tre anni tra i professionisti USA, con i Pistons, dove subì lo smacco di giocare in Development League, prima di passare ai Celtics dove chiuse la sua parentesi a stelle e strisce giocando 18 partite e segnando 94 punti in tutto.
Nicolò Melli
Emiliano di Reggio, anche Nick Melli ha cominciato tardi in NBA, segnatamente nel 2019, quando aveva già compiuto 28 anni, per disputare un paio di stagioni con i Pelicans, prima di finire a Dallas, dove chiuse la sua parte di carriera in NBA, prima di tornare all'Olimpia dove ancora oggi gioca insieme al suo amico Datome.
Simone Fontecchio
Chiudiamo con chi, infine, deve ancora praticamente cominciare la sua carriera NBA. Simone Fontecchio è passato qualche mese agli Utah Jazz, anch'egli senza passare per le scelte al draft, ma comunque firmato dai "mormoni" per un contratto da 6,25 milioni di dollari per due anni. Ha già deciso una partita con appoggio al ferro, quasi una schiacciata a tutti gli effetti, contro Golden State.